Roberto
un architetto in marcia
Da Roma a Montreal, tra atletica ed architettura, un vissuto tra passione e determinazione.
la formazione e lo sport
Quando ero ragazzo, nell’oratorio dei Salesiani a Cinecittà c’era (e c’è ancora) un grande spazio asfaltato, capace di ospitare centinaia di giovani.
Qui mossi i primi passi e poco tempo dopo, iscrittomi all’Istituto Tecnico Industriale Galileo Galilei nella zona di Piazza Vittorio, scoprii l’Atletica.
Il “virus” dell’atletica giorno dopo giorno diventava sempre più contagioso; la preparazione generale di base aveva benefici effetti su un fisico esile ed adolescenziale, motivandomi per essere costante ed appassionato nella pratica di uno sport tanto intrigante.
In un pomeriggio di pioggia, trascorso in palestra, il “talent scout” Pippo Lentini ci comunicò che era importante partecipare al Campionato Italiano Allievi di marcia in programma a Reggio Calabria.
La domenica dopo nacque così il marciatore Roberto Buccione.
Fu il tratto iniziale di un lungo, lunghissimo cammino che, passo dopo passo, mi avrebbe condotto sino a disputare i Giochi Olimpici ed a girare, proprio marciando, buona parte del mondo.
Mi allenavo e studiavo. Passo dopo passo, giunsi da una parte al diploma di perito edile ed all’iscrizione alla facoltà di Architettura e dall’altra ad una buona carriera di marciatore nella categoria juniores.
Una crescita senza eccessi, lenta ma costante e che nel febbraio del 1972 mi condusse all’arruolamento nella Guardia di Finanza ed all’inserimento nel Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle che vantava un fortissimo nucleo di marciatori, allenati dal grande Gianni Corsaro.
Continuavo a percorrere due traiettorie parallele ed entrambe richiedevano impegno e tempo: preparazione degli esami all’Università da una parte; allenamenti e gare, in Italia ed in ogni parte del mondo, dall’altra.
Nel febbraio del 1974 ebbi un incidente in macchina sulla Cristoforo Colombo mentre mi dirigevo ad Ostia per un allenamento sulle tre ore; dovetti osservare un necessario periodo di riposo durante il quale riflettei a lungo sulla vita che stavo conducendo. In due anni di Università avevo sostenuto solo quattro esami: dovevo assolutamente cambiare ritmo. Mi imposi rigidi orari; mi astenni da ogni distrazione; fissai obiettivi ben precisi con l’impegno assoluto di non fallirne nessuno.
Nel 1976 siglai la migliore prestazione mondiale sul miglio ed ottenni a Formia il primato italiano sui 5 chilometri.
Risultati che furono il viatico per i Giochi di Montreal 1976: dopo una serie estenuante di gare di selezione, il C.T. Enzo Rossi mi inserì nella squadra olimpica.
L’esperienza canadese produsse in me una vera accelerazione verso la maturazione come sportivo e come uomo.
Lo Stadio non ancora (e mai) terminato, il villaggio degli atleti, un’architettura moderna e fruibile diffusa in tutto il Canada mi dettero la certezza che la scelta, fatta anni prima, di dedicarmi all’architettura era stata giusta.
Il 1978 fu ricco di impegni. Anzitutto centrai il primo, grande obiettivo, quello della laurea in Architettura discutendo la tesi “Progetto di un Centro Sportivo nell’Area di Roma Sud”.
Era la concretizzazione di un sogno vissuto intensamente sin da adolescente.
Sempre nel ’78 ci fu l’appuntamento a Praga per i Campionati Europei dove mi classificai ottavo.
Nel mese di settembre dello stesso 1978 fui autore di tre importanti prestazioni: il 10 settembre ottenni a Rieti il primato italiano sulle due miglia; il 15 a Londra stabilii il record del Commonwealth sul miglio battendo sulla pista del Crystal Palace, il tempio dell’atletica, l’idolo locale Rogers Mills; il 21 a Ravenna firmai la miglior prestazione mondiale sulle due miglia.
Nell’aprile dell’anno successivo ritoccai con 5:55.3 il “mondiale” sul miglio che apparteneva al finlandese Reima Salonen: realizzai la prestazione record nell’ambito della “Mille Miglia”, manifestazione organizzata ad Ostia dalle Fiamme Gialle di Gianni Gola, che l’aveva ideata e voluta per rinnovare il mito di Tazio Nuvolari, come lui mantovano.
La strada che avevamo intrapreso per Mosca era corretta, l’invasione del- l’URSS in Afganisthan metteva in serio dubbio la presenza degli atleti militari a Mosca.
La vicenda era già segnata, il Coni ebbe un grande coraggio e presentò la squadra con la propria bandiera: ne i militari, io compreso, restarono a casa. Nello stesso mese di agosto dell’ottanta, a ventinove anni, sceso dall’aereo per Mosca decisi di voltare pagina, mettendo su famiglia e dedicandomi alla professione di architetto.
Commissioni
Gruppi di lavoro
Partecipa alle seguenti commissioni e gruppi di lavoro:
U.N.I. – Ente Nazionale di Unificazione
Commissione “Impianti ed attrezzi sportivi e ricreativi”
In qualità di membro per la stesura della normativa tecnica inerente:
- Gruppo di lavoro C “Pavimentazioni Sportive”.
- Gruppo di lavoro “Attrezzi per ginnastica, atletica e giochi di gruppo”.
- Gruppo di lavoro “Aree all’aperto”.
F.I.D.A.L. – C.O.N.I.
Commissione Nazionale Impianti Sportivi
In qualità di segretario della Commissione. 1981/1990.
I.A.A.F. – International Amateur Athletic Federation
Sport Installation Working Group
In qualità di Tecnico della Commissione Internazionale per gli Impianti Sportivi della I.A.A.F..
In qualità di Tecnico per il Settore Impianti del Comitato Organizzatore Locale per la Coppa del Mondo di Maratona. Milano aprile 1989.
CEN – European Comittee for Standardization
In qualità di tecnico nel CEN/TC 217 – Surfaces for Sports Areas